I Comunisti Italiani di Bologna, che hanno attivamente sostenuto la battaglia referendaria del Comitato Articolo 33 a difesa della Scuola Pubblica, chiedono ora al Sindaco Merola di rispettare la volontà espressa da oltre 50000 cittadini.
Purtroppo, anche nel recente passato, abbiamo assistito a Referendum vittoriosi il cui risultato è stato disatteso. Il 29 Luglio prossimo il Consiglio Comunale dovrà pronunciarsi, a norma di Statuto, sull'esito del Referendum. Per questo il Pdci di Bologna ha deciso di scrivere una lettera aperta al Sindaco e invita la cittadinanza ad investire 70 centesimi (un francobollo) per inviarla affinché venga rispettata la volontà popolare.
Purtroppo, anche nel recente passato, abbiamo assistito a Referendum vittoriosi il cui risultato è stato disatteso. Il 29 Luglio prossimo il Consiglio Comunale dovrà pronunciarsi, a norma di Statuto, sull'esito del Referendum. Per questo il Pdci di Bologna ha deciso di scrivere una lettera aperta al Sindaco e invita la cittadinanza ad investire 70 centesimi (un francobollo) per inviarla affinché venga rispettata la volontà popolare.
I Comunisti Italiani
invitano le altre forze politiche e sociali a partecipare a questa
iniziativa per comunicare al Sindaco il desiderio che il voto del 26
Maggio venga rispettato.
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La lettera da inviare:
Egregio
Sindaco Merola,
sono
uno dei 50.000 elettori che hanno votato per l’opzione A nel
referendum consultivo comunale svoltosi il 26 maggio scorso.
L’ho
fatto perché, da cittadino bolognese, sono sempre stato orgoglioso
del livello di eccellenza raggiunto dalla scuola comunale
dell’infanzia nella nostra città, che è stata per tanti anni un
esempio pedagogico da ammirare e da imitare, in Italia e in Europa.
L’ho fatto per difendere un modello di scuola pubblica, laica,
inclusiva, che ha garantito a generazioni di bambini e bambine
bolognesi di accedere ad un percorso educativo che i nostri passati
amministratori, con lungimiranza e saggezza, hanno voluto immaginare
per tutti e per tutte, a prescindere dalle differenze sociali,
culturali e religiose.
La
scuola comunale dell’infanzia è stata in definitiva uno dei
pilastri fondamentali che ha permesso di costruire la Bologna
democratica e civile di cui siamo ancora oggi giustamente fieri. Per
questo il 26 maggio, assieme ad altri 86.000 cittadini bolognesi, ho
deciso di recarmi alle urne, onorando la tradizione di partecipazione
democratica della nostra città, pur dovendomi confrontare con le
difficoltà organizzative che questa consultazione ha imposto agli
elettori.
La
invito ora, signor Sindaco, a prendere atto della volontà popolare
espressa con chiarezza attraverso lo strumento del referendum
consultivo. Io ho indicato, assieme al 59% dei cittadini bolognesi
partecipanti al voto, che i finanziamenti comunali fino ad oggi
destinati alla scuola paritaria privata, vengano d’ora in poi
integralmente riservati alla scuola dell’infanzia pubblica. Chiedo
che questa mia scelta venga rispettata, e che Consiglio e Giunta
deliberino in tal senso nei tempi e nei termini fissati dallo Statuto
comunale.
So
bene che Lei, durante la campagna referendaria, ha consapevolmente
rinunciato al suo ruolo di garante super partes, partecipando
attivamente alla propaganda a favore dell’opzione B. Ma confido che
ora, a partita conclusa, nella sua qualità di primo cittadino,
voglia mantenersi fedele ai principi democratici, cardini della vita
sociale e civile bolognese.
Signor
Sindaco, faccia in modo che l’esito del referendum, su cui i suoi
concittadini bolognesi si sono liberamente espressi, venga
considerato per quello che in realtà è: un atto sostanziale di
sovranità popolare. Se così non fosse, ad uscirne umiliati non
sarebbero solo i sostenitori dell’opzione A, e nemmeno
semplicemente gli 86.000 partecipanti al voto, ma tutti noi
bolognesi, compreso quel cittadino dal ruolo un po’ speciale che
siede a Palazzo d’Accursio.
Con
rispetto,
un
cittadino ed elettore bolognese.
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